La programmazione della quarta edizione riflette sul concetto di rivoluzione culturale partendo dal presupposto che la rivoluzione si comincia con il rivoluzionare i rapporti di genere e di interazione con il mondo. La programmazione del Festival sarà rivolta soprattutto a questa tematica assieme allo straniamento subito dall’individuo dinnanzi alla grandezza e alla forza della natura. Ogni artista è chiamato e dialogare con queste tematiche attraverso un approccio di ricerca e molto spesso scientifico e tecnologico in vista del nuovo umanesimo dell’arte contemporanea che sta riconnettendo i progressi della scienza comunicandoli alla gente in maniera diretta e poetica.
Musica / Arti visive I due musicisti dopo una prima esibizione all’Orto Santoleri accompagneranno il pubblico in una camminata piacevole tra i vicoli del borgo alla scoperta delle immagini che compongono l’esposizione in strada La Permanence des possibles di Ada Tanquerel che resterà poi visitabile fino all’11 luglio. Dopo il percorso sarà presentata la programmazione della quarta edizione di Artinvita 2021. Una vecchia amicizia e una comune passione quella del nuovo progetto FFSS, che si ritrova oggi per raccontare in musica i percorsi intrapresi, le esperienze fatte, l’approdo reciproco verso la conoscenza di varie forme musicali tradizionali e popolari. Un concerto che conserva le caratteristiche acustiche del “suono” e l’essenzialità delle strutture ritmiche ed armoniche dei brani, proponendo in gran parte un repertorio personale. Alle composizioni di Massimiliano si alternano infatti i brani di Antonio, canzoni che parlano di tematiche sociali contingenti (emergenza climatica, grandi opere, disagio e difficoltà relazionali..), spaziando in un ambito musicale che annulla di fatto confini geografici definiti. Un genere “popolare” che mantiene salde le sue radici ma si rinnova di suggestioni altre, attuali e compatibili.
L’evento sarà accompagnato da un aperitivo con il vino del nostro sponsor MASCIARELLI.
Arti Visive Fotgrafia/Installazione – Durante il primo confinamento dovuto al Covid 19, nel marzo 2020, il pianeta sembrava essersi fermato. All’improvviso abbiamo visto animali selvaggi vagare per le città deserte. È stata una visione molto singolare e sorprendente, perché in verità nelle città si dimenticano gli animali che vivono in libertà. Facendo eco a questo fenomeno, vorrei tornare all’idea che viviamo nel mondo animale. Gli esseri umani hanno dominato e abusato della natura e degli animali per troppo tempo. Realizzando un’installazione con collage di immagini animali sproporzionate, riporterò tutti noi alla scala delle nostre piccole dimensioni rispetto alla natura nel senso ampio del termine. Vorrei capovolgere i rapporti, come se fossero loro a guardarci, gli animali, a metterci alla prova, a mangiarci. Sono molto sensibile alla causa ecologica e al maltrattamento degli animali negli allevamenti intensivi, vorrei fare luce e portare attenzione su queste bestie maltrattate, ma comunque maestose.
Evento realizzato con il supporto della Fondazione Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea
Performative Teatro/Danza/Musica – Di Grazia è un viaggio in tre atti: dal Mondo antico, alla Ciociaria , al Mondo futuro. Le sonorità del sud Italia e i canti della Madre terra, attraversano lo spazio e risuonano sia nella memoria che nel presente. Centro pulsante di quest’”opera rurale” è la necessità di compiere questo viaggio fluido e controllato nell’istintività, nelle viscere e nel petto: necessità di liberazione o emancipazione, che esorcizza la violenza subita e il dolore. Un percorso di passione e possessione; frutto della collaborazione tra il coreografo Alexandre Roccoli – che prosegue il suo lavoro di ricerca, sui rituali del sud, sull’estasi e la trans, attorno alle figure delle “tarantolate”- e la performer di origini calabresi, Roberta Lidia De Stefano-che continua il suo percorso artistico, proiettata in un femminile multiforme, politico e poetico; nei meandri della voce-corpo-suono. Si accompagna con una zampogna nella prima parte, e col sintetizzatore nella seconda – grazie anche alla composizione sonora di Benoist Bouvot e all’illuminazione di Severine Rième – entra in stridente sintonia con l’habitat ideato da Roccoli: tra candele, odori, ceri, fiori, altari e cumuli di terra”.
Evento realizzato con il supporto della Fondazione Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea
Arti Visive VideoArt/Installazione – È sotto il titolo di Pangea che ho scelto di raccogliere le mie ricerche per diversi anni. Fino ad ora la mia ricerca si è concentrata quasi esclusivamente sul paesaggio. Ho lavorato con geologi che hanno condiviso con me i loro dati digitali. Con questi dati ho immaginato installazioni video immersive, mescolando oggetti e immagini in movimento. La seconda fase del mio lavoro si concentrerà ora sull’Umano nel paesaggio. In sostanza, le temporalità geologiche e umane hanno scale così diverse da non interagire. La Pangea impiegò 300 milioni di anni per rompersi, una durata impossibile da prevedere sulla scala di una vita umana. Tuttavia, abbiamo un rapporto speciale con il tempo geologico poiché siamo diventati dipendenti dal carbonio che è stato sepolto in quel momento. Ma le interazioni che abbiamo con la geologia sono per lo più legate a punti di rottura. Terremoti, smottamenti, valanghe…Poiché il movimento tellurico è impercettibile, sono gli eventi che ne derivano a riguardarci. Tuttavia, nonostante tutta la scienza a nostra disposizione, continuano a sorprenderci, come tanti richiami ai limiti della nostra percezione.
Quali sono i dati della scienza e quali sono i dati meno verificabili e più arcaici della nostra esperienza dei movimenti tellurici? Ecco i due assi che mi interesseranno durante questa residenza. Per l’aspetto scientifico mi rivolgerò a Claudio Faccena, eminente geologo dell’Università Roma Tre e amico di mia sorella, lei stessa geologa e con cui ha studiato in Francia negli anni ‘90. Per l’aspetto Umano, andrò a indagare in Abruzzo, il più vicino agli epicentri dei terremoti che da un decennio colpiscono l’Italia orientale. Queste due conversazioni si incontreranno quindi in un dialogo visivo. Mostrando i video in strada, unirò i dati della digitalizzazione del paesaggio accumulati secondo le indicazioni di Claudio Faccena, con le interviste ai testimoni fisici dei terremoti nella regione. Porrò a entrambi la stessa domanda: possiamo sentire i terremoti prima che si verifichino?
Il progetto si articolerà in due parti: una prima residenza di scouting e ricerca nella primavera/estate del 2021, strutturata attorno a una visita a Roma e una prima presentazione del mio lavoro in Abruzzo; poi una seconda nella primavera del 2022, durante le quinta edizione di Artinvita, per l’effettiva esecuzione del progetto.
Il 29 giugno Simon Rouby incontrerà la comunità di Guardiagrele per raccogliere le testimonianze di chi ha vissuto il terremoto in quel territorio, come lo hanno percepito e cosa ha cambiato nelle loro vite quell’esperienza.
Evento realizzato con il supporto della Fondazione Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea
Performative Teatro – « Il mio lavoro è uno scavo, una ricerca archeologica tra gli aridi materiali del nostro tempo.» Michelangelo Antonioni
Dopo il debutto nell’autunno 2018 con Quasi niente, uno spettacolo liberamente ispirato a Il Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni, nasce il progetto collaterale Scavi una performance per un numero limitato di spettatori, che vuole essere la restituzione pubblica delle nostre “scoperte” nella fase di indagine del lavoro […] un continuo confrontarci con quello che avviene sempre nel processo creativo, lo scontro meraviglioso e faticoso tra idea e materia. Abbiamo scavato con pazienza come fanno gli archeologi. Manici di anfora, mattonelle, a volte iscrizioni. Ma in questo caso l’edificio intero è lì sotto i nostri occhi. Più simile alla punta di un iceberg che non mostra la parte sommersa, ma che galleggia grazie ad essa. Antonioni ha detto in un suo scritto: “Noi sappiamo che sotto l’immagine rivelata ce n’è un’altra più fedele alla realtà, e sotto quest’altra un’altra ancora, e di nuovo un’altra sotto quest’ultima. Fino alla vera immagine di quella realtà, assoluta, misteriosa, che nessuno vedrà mai. O forse fino alla scomposizione di qualsiasi immagine, di qualsiasi realtà.”
Cibo/Natura – C’era una volta un fiore è una passeggiata riservata ai più piccoli per scoprire le erbe buone da mangiare e buone da pensare accompagnati dal Gastronomo ed Etnobotanico abruzzese Alessandro Di Tizio. Il paesaggio abruzzese è per fortuna ancora in gran parte costituito da piante e imparare a ri-conoscerle sin da bambini è un modo per imparare, giocando, a rispettare la natura, proteggerla e tutelarla quando si diventa adulti. Dopo la passeggiata/raccolta i bambini prepareranno assieme ad Alessandro una cena con le erbe raccolte e le mangeranno in compagnia dei propri genitori.
Scenografie e costumi: Estelle Deniaud | Creazione Video: Justine Emard | Creazione musicale: Rebecca Meyer |
Luci: Renaud Lagier | Assistenti: Mafalda Chaintreuil, Hélène Thil | Coreografia ispirata al Protocole de la meute elaborata da Nadia Vadori-Gautier | Produzione: Collectif Rêve Concret | Con il sostegno del Théâtre 14 e di MC93 per il noleggio costumi | Produzione: Sabine Aznar | Adattamento per la rappresentazione italiana con sottotitoli in collaborazione con l’equipe artistica di Artinvita.
PROGETTO PRESENTATO IN ITALIA IN ESCLUSIVA PER ARTINVITA E IN RESIDENZA ARTISTICA DAL 27 GIUGNO AL 3 LUGLIO PER L’ADATTAMENTO IN SCENA CON RAPPRESENTAZIONI IL 03 E IL 04 LUGLIO.
Performative Teatro/Danza/Video – Il Collettivo Rêve Concret è invitato da Artinvita per una residenza di nove giorni, nel comune di Orsogna, per l’adattamento dello spettacolo Une Absence de Silence, diretto da Mathieu Touzé, liberamente ispirato dal romanzo di Olivia Rosenthal Cosa fanno le renne dopo Natale?. La residenza prevede incontri con il pubblico e con le scuole dell’area del Festival. Nel suo romanzo Olivia Rosenthal mette in discussione il nostro rapporto con l’addomesticamento sociale confrontandolo con il trattamento che gli esseri umani infliggono agli animali. Lo spettacolo si propone di rivelare il condizionamento sociale ristabilendo connessioni non più vive ma comunque vitali: istinto, intuizione, ascolto oltre le parole, relazione con la materia, le forze che stanno alla base delle forme, la coscienza dell’ambiente, il non formulato, l’impercettibile…
Il testo di Olivia Rosenthal sarà riportato da Yuming Hey, un attore fuori dal comune che offusca le identità. I ballerini, permanentemente sul palco, vengono per costruire mondi e schierare le forze con esso. La coreografia dello spettacolo sarà nutrita dai mondi di questi ballerini, dalla danza contemporanea, performance e voguing, una danza emancipatrice nata per strada e balli all’interno di comunità minoritarie. L’incontro sul palco della danza con il testo di Olivia Rosenthal racconta questa riconquista di sé e del mondo.
Evento realizzato con il supporto della Fondazione Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea
Performative Musica/Video/Teatro – « Non miravo ad altro che a scrivere su quest’arte un poema il cui calore ti salisse alle guance. Volevo infiammarti, non istruirti. » Le Funambule (Il Funambolo), Jean Genet
Chants d’amour, forma creata per il Festival Artinvita 2021, si concentra sulle figure di Jean Genet e Benjamin Britten. Poeta e romanziere francese trasgressivo uno, compositore e pianista britannico imprescindibile l’altro, i due artisti hanno segnato, ognuno a suo modo, il ventesimo secolo.
Cosa accade quando in uno spazio si realizza l’incontro post-mortem di due artisti della stessa epoca? Cosa ci dicono su di noi? Quando due voci del passato tornano, offrendoci attraverso timbri diversi, un dialogo probabilmente inedito? E quando tutto ciò è solo un gioco?
Il programma è composto dalla Sonata per Violoncello e Pianoforte di B.Britten; dal cine-concerto Un Chant d’Amour (Un Canto d’Amore) di J.Genet accompagnato dalla Suite n°1 per Violoncello solo di B.Britten. Il testo Le Funambule (Il Funambolo) di J.Genet, filo conduttore dello spettacolo, sarà sostenuto da diverse improvvisazioni musicali.
Il Funambolo, che non è un trattato di funambolismo, potrebbe essere un poema sulla grave e bella responsabilità dell’artista. Un canto d’amore rivolto all’atto di creazione.
Questo dialogo avverrà grazie a un secondo incontro fra tre artisti, in carne ed ossa, Alvise Sinivia, Noémi Boutin e Jules Benveniste.
Evento realizzato con il supporto della Fondazione Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea
Cinema – Balkan Cinema Express è un concorso di cortometraggi balcanici che avvicina i giovani studenti all’arte del cinema ponendoli a confronto oltre che con i lavori selezionati, anche con la cultura balcanica così legata alla nostra storia contemporanea, eppure altrettanto inesplorata e non abbastanza conosciuta sia nel campo artistico che in quello socio-culturale. I lavori in concorso saranno visionati da 200 giovani studenti che saranno preparati a diventare giuria affiancando la giuria di esperti attraverso un laboratorio curato da uno staff specializzato.
Balkan Cinema Express è un progetto inserito nell’ambito di Artinvita – Festival Internazionale degli Abruzzi e organizzato dall’associazione Insensi in collaborazione con Théâtre de Léthé à Paris – Collectif 2 Plus, Balkan Film Food Festival e il circuito di sale Ciackcity Cinema.
Cinema – Dalle vette della Maiella al mare Adriatico c’è ancora chi vive a stretto contatto con lo spirito della natura: Domenico, un vecchio pastore che passa le giornate con il suo gregge in alta quota, senza elettricità e acqua corrente; Nisida, una vedova di Novant’anni che, mossa dalla fede, decide di intraprendere un pellegrinaggio verso l’eremo di San Bartolomeo; Nicola, un anziano pescatore in pensione che vive assieme a un gatto bianco tra le rovine del suo vecchio borgo marino circondato dalla città moderna. Un gioiello di lavoro girato in Abruzzo con tutta la sensibilità della pellicola.
Secondo una ricerca ISTAT 1 euro investito in cultura riporta indietro alla comunità 4 euro.
A partire da questo dato Il Festival stimola ad attuare una collaborazione pubblico-privata su medio e lungo termine e sin dalla prima edizione abbiamo guardato al futuro intrecciando rapporti economici e collaborativi con le persone e le aziende che sappiano immaginare questo Festival come un tramite per differenziare le proprie scelte di marketing puntando sull’innovazione, sull’arte e sulla sponsorizzazione trasparente. Guardando alla realtà locale, puntiamo a riunire attorno al Festival, i comuni limitrofi ad Orsogna (capoluogo simbolico) che dispongano di location per spettacoli dal vivo (non solo teatri, ma piuttosto spazi non teatrali, magari marginali: piazze, cortili, castelli di piccoli villaggi, luoghi “vergini” e poco visitati dal turismo abruzzese).
Claire Trouilloud, Monica Donati, Brigitte Kantor, Vittoria Scognamiglio, Laurent Halgan, Mayotte Bollack, Danielle Linsmeau, Odile Ouaché