©Photo Franck Jamin

Le Bout du Monde – Pier to pier 

(V2 Smontaggio) 

di Franck Jamin

di Franck Jamin

INSTALLAZIONE | TEATRO

INSTALLAZIONE | TEATRO

28 APRILE – 12 MAGGIO
Chiesa di San Rocco, Arielli (CH)
INAUGURAZIONE 28 APRILE ORE 12

28 APRILE – 12 MAGGIO
Chiesa di San Rocco, Arielli (CH)
INAUGURAZIONE 28 APRILE ORE 12

 

ORARI D’APERTURA
LUN – VEN 16.00 – 20.00
SAB e DOM 10.00 – 13.00 / 16.00 – 20.00
Visita possibile per le scuole in mattinata

Per la prima edizione di Artinvita nel 2018, Franck Jamin, artista associato e scenografo del Festival, ha lavorato alla realizzazione della scenografia dello spettacolo Mari di Amahì Camilla Saraceni. Il lavoro prevedeva che la scenografia restasse visitabile come installazione per i giorni successivi allo spettacolo. Nacque così Pier to Pier – Le bout du monde che proponeva di prolungare la creazione teatrale Mari permettendo allo spettatore di cambiare radicalmente il proprio punto di vista occupando a sua volta la scenografia. In linea con le nostre politiche eco sostenibili e ambientali, abbiamo chiesto a Franck di rielaborare un’installazione a partire dal materiale usato nel 2018. L’artista ha raccolto la sfida e ha lavorato ad un adattamento per la Chiesa di San Rocco di Arielli per una versione 2.0.
«L’installazione Pier to Pier è stata concepita come una passeggiata intima sul pontile di un trabocco, un attracco, un punto di osservazione che ha l’ambizione di riunire in uno spazio molto piccolo la realtà oggettiva da un lato e quella soggettiva dall’altro. Non si inserirebbe adeguatamente nello spazio della chiesa perché il soppalco andrebbe a interferire con l’ampio spazio che dovrebbe esserci all’estremità del pontile: è poco dimensionato. Inoltre non ho un forte desiderio di fare di nuovo la stessa cosa. Il mondo cambia continuamente e mi piace quest’idea di vivere l’arte il più vicino possibile alla nostra attualità e alle nostre preoccupazioni. Come primo passo quest’anno, visto che si tratta di riciclare la prima installazione del Festival, vorrei farne una presentazione “destrutturata”. In una metafora del nostro pensiero che deve essere decostruito per affrontare le questioni climatiche e sociali in cui siamo pienamente coinvolti, immagino di riutilizzare ogni pannello in un assemblaggio esploso che affermerebbe questa decostruzione mentre disegna una nuova architettura un po’ labirintica che giocherebbe sui propri riflessi e su quelli dello spazio della chiesa. Vorrei che fosse uno spazio per vagare, ma anche uno spazio per stare a proprio agio, e sentire che la “decostruzione” può portare nuove prospettive, che ci sono tante altre combinazioni possibili con ciò che ci viene offerto. Progetto concettuale, un po’ di primo grado, ma che può essere investito anche da parole, testi, documenti, condivisione di esperienze, laboratorio di discussione, tutto questo è da definire.» (Franck Jamin)

Le bout du monde
Le bout du monde
Le bout du monde

Franck Jamin Nel 1998 fonda il collettivo G.I.L.L.E.S con il quale realizza i suoi primi spettacoli e le sue prime scenografie in appartamenti o padiglioni: Les Choses sont comme elles sont, Barbe-Bleue e Comédie sans fin di Max Aub. Nel 2000 ottiene, a seguito di una performance nella quale mette in scena se stesso, il diploma di architetto DPLG con una ricerca dedicata all’architettura degli spazi segreti. Nel 2001, su invito di Banlieuz’art è consigliere e scenografo associato dell’esposizione La Foret aux histoires. Dal 2002 al 2005 crea le scenografie di tre spettacoli di Marie Hélène Dupont: On est fou quand on parle aux ânes, Double Dimanche e Hommes de ma vie en paysage. Nel 2004 è assistente di scena dello spettacolo N’oublie pas ce que tu deviens di Daniel Larrieu. In seguito creerà con lui anche le scenografie di Never Mind e molte altre sue opere. Ha partecipato al contempo alla creazione Unlimited walks al Grand Palais, in occasione dell’esposizione Monumenta / Richard Serra. Invitato dal Centre Musical et Artistique di Fleury-Mérogis, lavora sui progetti Vernissage nel 2006 e La rue est vers l’art nel 2013, un lavoro in loco di installazione e performance; concepisce la scenografia della sedicesima edizione del festival Jazz au Marcille, assieme a Manuel Langevin. Nel 2008 collabora con Dominique Hervieu e José Montalvo alla scenografia di Porgy and Bess di G. Gershwin. Nel 2009 incontra il compositore Nicolas Frize e lo assiste tecnicamente per la costruzione di strumenti e per i diversi dispositivi artistici come Amours en vie del 2013, Il y a un chemin à l’usine PSA, del 2014, o ancora Silencieusement agli Archivi Nazionale nel 2015. Nel 2010 concepisce la scenografia di Festin Final di Osman Kassen Khelili, e realizza nel 2011 la scenografia di Eldorado dit la Policier con Vincent Rafis, Denis Lachaud e Laurent Larivière. Camilla Saraceni gli affida nel 2012, la scenografia di À quoi rèvent les autres di Olivia Rosenthal e collabora costantemente agli stages di Pratiche Teatrali da lei diretti: De la parole au mouvement, tango, Du Theatre au Cinéma. Disegna e conduce parallelamente dei progetti di architettura e s’interessa in particolare alle operazioni che mettono in gioco gli spazi nascosti.

Realizzato con il supporto della Fondazione Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea e con il patrocinio del Comune di Arielli

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